Il parto è il processo della nascita, l’evento finale della gravidanza. Fisiologicamente avviene al compimento dei 280 giorni di gestazione, alla 40′ settimana, anche se si considera parto a termine quello che si verifica dalla 37′ settimana in poi (definizione OMS), poichè il feto ha raggiunto a questo punto la piena maturità funzionale.
Prima della 37′ settimana si parla invece di parto prematuro, e dopo la 42′ settimana di parto post-termine, anche se non si deve mai superare la 42′ settimana di gestazione per far nascere un feto, poichè l’eccessivo protrarsi della gravidanza si associa a serissime problematiche correlate all’invecchiamento della placenta, ormai insufficiente a sopperire alle necessità nutritive e metaboliche del feto ipermaturo. Ecco perchè, raggiunta la 40′ settimana, se non si verifica il parto, il ginecologo-ostetrico che segue la gravida deve programmare i dovuti “monitoraggi”, controlli periodici del benessere fetale mediante tracciato cardiotocografico, controllo del liquido amniotico, controllo della pressione arteriosa materna e visita ostetrica per valutare le condizioni del collo uterino.
Ritardare oppure non eseguire il suddetto monitoraggio rappresenta pertanto un errore del ginecologo-ostetrico che assiste la gestante. Tale errore medico può portare a gravi danni al feto che potranno essere oggetto di risarcimento.
I genitori del neonato avranno infatti diritto a richiedere un risarcimento per danno medico nel caso in cui si dimostri che il danno è causalmente riconducibile ad errori medici.
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